
Ci sono due tipi di medicina: quella degli schiavi e quella degli uomini liberi.
Quella per gli schiavi, SINTOMATICA, prevede la rapida rimozione del sintomo, perché il soggetto possa tornare al più presto al lavoro.
Quella per gli uomini liberi, EZIOPATOGENETICA, prevede la conoscenza e la comprensione del sintomo, il suo significato per la salute complessiva del corpo, per l’equilibrio della persona e per la sua famiglia.
(Platone, filosofo greco IV secolo a.C.)
Il nostro corpo è un messaggero
attraverso un dolore, una sensazione più o meno piacevole ci parla di noi; il più delle volte di cose che non vogliamo sapere. La sua «comunicazione» si attiva in presenza di un disequilibrio, diventa poi via via sempre più insistente e pressante se non ascoltiamo. È come se il volume si alzasse sempre un po’ di più fino a sovrastare gli altri «rumori».
A volte non sentiamo perché siamo presi da mille e mille cose, altre non vogliamo sentire e lo «tacciamo».
Qualche tempo fa, durante la pratica di Viet Tai chi, stavo spiegando che la nostra energia scorre lungo canali energetici (meridiani) e se al tatto si prova dolore significa c’è un ristagno, che c’è qualcosa che non va. Proseguendo nell’indagine scopriremo che quel punto corrisponde a uno specifico organo, probabilmente in sofferenza.
Allora che si fa?
In genere si combatte il sintomo. Ho mal di testa? Prendo un analgesico (la gamma di farmaci per combattere il mal di testa oggi è infinito), quasi mai si cerca di scoprire la causa… che cosa sta provocando quel dolore?
Oppure, ho mal di stomaco? Anche in questo caso, la lista dei motivi può essere davvero lunga e prendere qualcosa che lenisce il «messaggio» sarà solo una soluzione momentanea.
A chi mi ha chiesto se c’era un tipo di respirazione che lenisse il suo mal di stomaco che da tempo la tormentava, mi è venuto spontaneo chiederle se c’era qualcosa che non stava digerendo?
Non facevo riferimento a cibi, ma a situazioni psico-emotive.
Il nostro corpo è un messaggero: la metamedicina
Claudia Rainville la definisce in questo modo:
“La parola Metamedicina è formata dal prefisso greco «meta» che significa «al di là», e dal sostantivo «medicina», che indica l’insieme dei mezzi utilizzati per prevenire, guarire, alleviare le malattie. In sanscrito, la parola meta significa: amore e compassione.
Alcune persone definiscono la Metamedicina come una filosofia di vita, altre la considerano una medicina psicosomatica, altre ancora la medicina delle emozioni o dell’anima, ma tutti concordano nell’affermare che si tratta soprattutto di una medicina di risveglio della coscienza (…) va al di là della semplice cancellazione del dolore o della scomparsa dei sintomi, incentrandosi sulla ricerca della causa emozionale responsabile dei disturbi (…) aiuta a ricostruire la storia di un disturbo, di una malattia o di un malessere profondo risalendo quanto più possibile alla comparsa dei primi sintomi”.
La Rainville nel suo sito ribadisce una cosa molto importante:
“La Metamedicina non intende sostituirsi ai percorsi indicati dalla medicina ufficiale né sostituire alcuna terapia psicologica. Può invece rivelarsi efficace come sostegno e integrazione a un percorso evolutivo personale (…) non svolge attività diagnostica, non prescrive farmaci e chi la pratica non si sostituisce alle figure ufficiali di riferimento.”
Si tratta invece di un accompagnamento alla presa di coscienza delle proprie dinamiche emozionali, fisiche e mentali per tornare in accordo con noi stessi.
Approfondiamo ancora un po’
La necessità di scoprire cosa ci fosse dietro a un sintomo, per quanto mi riguarda, risale ad almeno trentacinque anni fa quando l’autismo di mio figlio mi si era proposto in tutta la sua complessità.
Non mi accontentavo più di prendere un farmaco, di accettare le risposte della medicina tradizionale, volevo andare oltre, scoprire il senso di tutto quello che ci stava accadendo.
Puoi accettare la sfida e «giocare le tue carte» o arrenderti e lamentarti; certo un po’ di lamento ci sta, ma non è nelle mie corde e ho iniziato così un viaggio alla scoperta di… non sapevo neppure io cosa stavo cercando ma «ogni parte di me diceva» che non poteva essere tutto lì, che da qualche parte avrei trovato delle risposte… a dire il vero ho trovato ulteriori domande, ma sono state quelle che mi hanno motivato a non mollare.
Era la fine degli anni Ottanta.
La «colpa» è in buona parte da attribuire a due testi che mi hanno spinto a guardare sotto il velo:
Mani di Luce di Barbara Ann Brennan edito nel 1989 e
Anatomia dello spirito di Caroline Myss, la sua prima edizione risale al 1996.
Caroline Myss svela il filo invisibile che lega stress psicologici e malattie.
Oltre a insegnarci a interpretare i sintomi, disegna una vera e propria mappa dell’energia vitale basata sui sette chakra.
Un modello, ispirato a dottrine buddhiste, cristiane ed ebraiche, in grado di permettere a ciascuno di noi di comprendere la propria «anatomia» interiore.
Una conoscenza utile a scoprire le cause spirituali delle malattie e prevenire gli squilibri energetici prima che si manifestino fisicamente.
Il suo obiettivo è consentire il controllo della salute, il recupero del potere vitale e lo sviluppo di una nuova maturità spirituale.
Il nostro corpo è un messaggero: altri punti di vista
R. Dhalke, intende la malattia come un evento sensato, un modo che l’anima usa per rendere consapevole l’uomo dei propri conflitti spirituali irrisolti, per farlo – secondo lui – serve comprendere i significati simbolici dei sintomi, decodificare il messaggio della malattia.
Claudia Rainville, a seguito di una decina di anni di lavoro nel campo della microbiologia e di una propria esperienza personale di malattia e completa auto-guarigione, afferma vi sia una correlazione tra sintomo e causa profonda.
Quelli citati sono solo alcuni degli autori che ho «interpellato» – in bibliografia ne ho indicati altri e altri ancora si sono occupati e si stanno occupando di questo tema, ma sono questi che mi hanno dato le basi.
Un particolare ringraziamento però va a Susanna Garavaglia che con Diario di psicosomatica – le mappe dell’anima, mi ha permesso di riordinare le idee e, quando il mio corpo mi segnala un disagio, è prima da lei che cerco spiegazioni.
Perché decodificare i messaggi del corpo?
Il motivo che mi spinge a fare un ripasso generale e proporlo in modo semplice è uno spot che ritengo fortemente diseducativo, a dire il vero più di uno, provo a spiegare la situazione:
Non digerisci un cibo che – pur godurioso – ti crea malessere, vediamo le possibili scelte:
- eviti di mangiare quel cibo;
- mangi comunque il cibo e prendi un farmaco che contrasti il malessere che ti procura;
- cerchi di capire perché quel cibo ti fa male;
- indaghi sul significato simbolico di quel non digerire…
Possibili spiegazioni
Nella prima ipotesi eviti di mangiarlo, ma ti resterà il dubbio se sia il cibo, la combinazione con altri alimenti o forse solo il momento.
Nel secondo caso te ne freghi, soddisfi la tua voglia, stai male, prendi il farmaco; forse stai meglio anche se nel tempo dovrai fare i conti con gli effetti collaterali del farmaco o, se il messaggio aumenta, con la sua inefficacia.
Nella terza ipotesi consulti un nutrizionista che facilita la tua educazione alimentare, ciò che ti nutre, cosa invece non va bene per te o le corrette combinazioni.
L’ultima ipotesi ti spinge a capire se sia realmente il cibo o non si tratti di altro – magari non stai digerendo una situazione che stai vivendo…
Il punto è che decodificare il messaggio comporta impegno e fatica.
Dobbiamo chiederci se ne vale o no la pena…
Nei prossimi articoli, seguendo le mappe proposte da Susanna Garavaglia e mie esperienze di vita, proverò ad approfondire maggiormente questo argomento a me molto caro.
Stay Tuned!
Bibliografia:
Brennan, B. A. (1989). Mani di luce – Come curarsi e curare tramite il campo energetico umano. Longanesi editore
Bourbeau, L. (2001). Chi sei? Edizioni Amrita
Bourbeau, L. (2004). Ascolta il tuo cuore. Edizioni Amrita
Butto, N. (1998). Il settimo senso. Edizioni Mediterranee
Myss, C. (1999). Anatomia dello spirito – i sette livelli del potere personale. Mondadori editore
Dhalke, R. (1992). Malattia linguaggio dell’anima – Significato e interpretazione delle malattie. Edizioni mediterranee
Dhalke, R. (2005). Malattia come simbolo – Dizionario delle malattie: sintomi, significato, interpretazione. Edizioni mediterranee
Dhalke, R. (2005). La saggezza del corpo. Edizioni mediterranee
Flèche C. (2008). Ho un corpo per guarirmi – decifrare biologicamente le malattie – Edizioni Amrita
Garavaglia, S. (2008). Diario di Psicosomatica – le Mappe dell’Anima. Tecniche nuove
Panigatti, R. (2003). I sintomi parlano – Comprendere il messaggio della malattia e servirsene per guarire. Edizioni Tea
Rainville, C. (2000). Metamedicina. Ogni sintomo è un messaggio – La guarigione a portata di mano – Edizioni Amrita

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