Per Martino domani è quando ci svegliamo. Quando pianifichiamo la nostra agenda settimanale, lui elenca cosa accadrà il giorno dopo e via via ogni quando ci svegliamo sarà un giorno della settimana rappresentato da una attività anziché da un  nome.

Il tempo questo sconosciuto

Non è stato facile individuare un linguaggio che permettesse ad entrambi di significare il tempo. Giorni della settimana e ore non sembrano avere alcun senso per lui, costruire invece una sequenza di cose o eventi ci permette di comunicare e, anche se con significati propri, intenderci.
Il tempo senza un prima o un dopo rispetto a quanto si sta programmando mi crea confusione, mi fa sentire “incapace” di vivere qualcosa se non lo colloco in un asse temporale lineare.
Del resto, il tempo è un’astrazione mentale mentre l’azione è qualcosa di tangibile, concreto.

C’è una eccezione, l’interesse attribuito all’evento.
Qualora sia di suo interesse spuntano qua e là associati agli eventi i giorni della settimana.

A quel punto il giorno diventa un rafforzativo dell’azione. Mistero!

Quando ci svegliamo e interesse, mi portano a due letture di questi giorni: “Ogni vita merita un romanzo” di Erving Polster e “La mattina dopo” di Mario Calabresi.

Romanzo e psicoterapia

Erving Polster (docente di psichiatria presso l’Università di California) in Ogni vita merita un romanzo dice: “le pagine della nostra vita formano un intreccio unico. Capirne il fascino può essere una forma di terapia straordinaria quanto efficace”.

Prende spunto dal romanziere per proporre agli psicoterapeuti un nuovo atteggiamento mentale, un’attitudine che si fonda sul potenziale curativo della presa di coscienza del paziente e dell’interesse straordinario di cui è colma la sua vita.
Si pensa che i personaggi dei romanzi appartengano a un mondo diverso dal nostro, ma non è raro immedesimarsi in loro leggendo le loro vicende o guardando un film? In realtà la nostra esperienza viene prima di quella dei personaggi, diversamente come potremo scriverne le gesta?
Con questa pubblicazione Polster invita a sollevare il coperchio e scoprire le meraviglie che si celano in quel vaso, dolorose o piacevoli che siano.

Una lettura molto interessante in generale ma, la parte che ha stuzzicato il mio “interesse” è quella che riguarda l’esperienza della fascinazione.

Fascinazione e interesse

Il capitolo propone questo aforisma in apertura:

Eppure, nelle giornate buone Koestler irradiava una rara passione per la vita, una profonda allegria di fronte all’ignoto. Egli sembrava esemplificare l’intuizione di Nietzsche secondo cui negli uomini e nelle donne vi è una motivazione addirittura più forte dell’amore, dell’odio o della paura. È quella dell’interesse, l’interesse per un insieme di conoscenze, per un problema, per un hobby, per il giornale di domani. Koestler era estremamente interessato. George Steiner

L’autore affronta i temi di fascinazione e interesse dal punto di vista psicoterapico proponendo alcuni casi. Ad esempio quello di una persona che si da per scontata al punto da ritenere che nulla della sua vita possa interessare qualcuno, celando invece una notevole ricchezza interiore. A volte si deflette il proprio interesse per paura di essere giudicati, si veste il mantello dell’invisibilità evitando rischi ma… anche possibili soddisfazioni.

Tuttavia, senza entrare troppo nel dettaglio: interessa ciò che affascina e, oltre a facilitare i rapporti restituisce energia,  un vigore che consente di raggiungere l’eccellenza in ogni genere di attività, giardiniere o imprenditore che sia. Il fascino incanala l’attenzione, stimola l’inventiva, chiarisce i fatti, ispira imprese fisiche e intellettuali etc. e, cosa fondamentale, presuppone una presenza di interesse totale.

Questo si può considerare il lato buono della fascinazione, il rovescio della medaglia è usare il proprio fascino per manipolare, ma questa è un’altra storia.

Salto nel buio

Torniamo a Martino, quando la cosa/situazione lo affascina/interessa è disposto a mettere in gioco una maggiore presenza facilitando attenzione e spesso modificando i propri comportamenti.

Il mancato coinvolgimento produce una pigrizia che genera due reazioni: da un lato mi fa arrabbiare e quindi le litigate sono all’ordine del giorno, dall’altro mi motiva a continuare nella ricerca di strumenti, di nuovi canali o possibilità di scalfire le residue chiusure. Certo avrà dei limiti dovuti al suo autismo ma mi assale spesso il dubbio che non si tratti di malattia ma di una sindrome definita “paraculaggine”.

La mattina dopo

per Calabresi rappresenta un nuovo inizio: “Quando si perde un genitore, un compagno, un figlio, un lavoro, una sfida decisiva, quando si commette un errore, quando si va in pensione o ci si trasferisce, c’è sempre una mattina dopo”.

Ciò che accomuna La mattina dopo al quando ci svegliamo è l’ansia dell’ignoto. Ho spesso cercato di immaginare cosa significhi dover rappresentare attraverso un’azione qualcosa che noi comprendiamo in astratto, ma non ho ancora trovato il modo. Non è sufficiente proporre un’immagine, anche se a volte aiuta. Tuttavia, considerata l’ansia che questo procura a Martino, ho la sensazione che quanto accadrà domani sia per lui sempre un salto nel buio.

È stato un salto nel buio anche per me quando, conclusa la mia attività professionale, mi sono trovata ad affrontare una overdose di tempo libero, totalmente incapace di fare un passo verso un futuro che non riuscivo a immaginare.

In ogni caso, come dice Calabresi:

Il giorno dopo finisce quando i conti sono regolati, quando ti fai una ragione delle cose e puoi provare a guardare avanti, anche se quel davanti magari è molto diverso da quello che avevi immaginato

Il quando ci svegliamo

per me continua ad essere un salto nel buio ogni volta che sto per concludere qualcosa e non so immaginare cosa ne sarà di me domani, cosa dovrò inventarmi per continuare a dare senso alla mia vita.

È tutte le volte che cerco qualcosa che mi affascini e attivi il mio interesse. È quando mi concedo di essere interessante per qualcuno che non conosco. È quando apro la mente nei confronti delle possibilità della vita e delle persone che incontro.

È interessarsi anche a chi, incapace di esprimersi come noi, rappresenta un mondo da scoprire e una ricchezza inimmaginabile.

Non sempre riesco a cogliere la difficoltà di Martino e capita di non sapere proprio cosa fare per entrare in relazione con lui; in quei casi gli chiedo di avere fiducia.

Gli ricordo che sarò sempre accanto a lui se e quando ne avrà bisogno. Che sarò con lui quando sarà impaurito e che ci prenderemo per mano per fare insieme quel salto nel buio che tanto lo preoccupa.

Bibliografia:
Erving Polster, Ogni vita merita un romanzo,  Casa editrice Astrolabio
Mario Calabresi, La mattina dopo, Mondadori editore

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