Bisogno o desiderio?

Ci eravamo lasciati ai salti di qualità, immaginandoli come gradini di una scala evolutiva ognuno dei quali è la somma dei precedenti, l’ultimo gradino li conterrà tutti.

Tuttavia, secondo Thomas Henry Huxley

Il gradino di una scala non è mai stato concepito per riposare, ma solo per tenere il piede di una persona quanto basta a consentirgli di mettere l’altro un po’ più in alto
.

Forse non ci è concesso “riposare sugli allori”. La tensione al crescere è naturale, in un certo senso siamo nati per crescere, oggi in particolare le persone sono spinte nella crescita ad apprendere continuamente, pena l’obsolescenza in ambito professionale e l’emarginazione in quello sociale.

In ambito “Empowerment” per crescita si intende l’aumento delle proprie possibilità attraverso il processo che porta ad acquisirne una o più di nuove, mantenendo comunque buona parte di quelle precedenti.

Eppure, crescere non è solo un bisogno è anche un desiderio. Desiderare facilita e motiva la nostra esistenza, la rende piacevole e “vivibile”.

Esiste una differenza tra bisogni e desideri?

Secondo Bruscaglioni sì, non solo pragmatica, anche concettuale. Il bisogno soddisfatto appaga una mancanza senza lasciare traccia, il desiderio soddisfatto invece amplia l’esperienza della persona, arricchendola.

I bisogni riguardano esperienze passate, da archiviare mentre i desideri proiettano nel futuro.

Le dinamiche dei bisogni le conosciamo bene siamo abili praticanti dell’eredità della cultura storica bisognosa… “vola basso… chi si accontenta gode… non avere grilli per la testa” giusto per fare qualche esempio.

Non conosciamo altrettanto bene ciò che riguarda i desideri e l’energia desiderante.

Per cominciare i desideri anche se non sono soddisfatti sono percepiti piacevolmente; possono essere alternativi o incompatibili tra loro senza generare ansie o frustrazioni.

Direi che è meglio averne tanti, desiderare e sognare non ha effetti collaterali.  (i bisogni non sono piacevoli da coltivare, evocano sofferenza).

Inoltre i desideri sono responsabilizzanti, flessibili e possono facilmente essere rinviati o spostati su altri; si possono integrare con i bisogni ed è proprio la sinergia tra i due a renderli potenti.

Ancora, anche se i desideri hanno meno forza dei bisogni nel guidare i comportamenti, hanno una forte tenuta psicologica nel tempo, permangono a lungo anche se dimenticati a livello consapevole.  (re-incontrare un amore giovanile non concluso; riprendere studi lasciati in sospeso – e io ne so qualcosa – o altro ancora)

Il punto è che la nostra cultura ci porta a esprimere più facilmente i bisogni, percependo i desideri come qualcosa di intimo e privato e a pensare che desiderare sia peccato.

Nell’incontro di bisogno e desiderio

saranno le condizioni oggettive e soggettive della persona a determinare quale sia il significato prevalente.
Di fatto, sarà la co-presenza alleata delle due dimensioni (bisognosa e desiderante) a determinare motivazione e comportamenti.

Immaginiamoci a prendere decisioni riguardo alle nostre vacanze estive:

la dimensione bisognosa ci spingerà ad andare in vacanza perché vicini all’esaurimento; per ricaricare le batterie; per fare quel viaggio che non si è riusciti a fare fino a quel momento per mancanza di tempo.

la dimensione desiderante ci proporrà invece di goderci la vacanza per aprire nuovi orizzonti; per fare nuove esperienze; per sentire un nuovo tipo di contatto con sé stessi e con altri; per crescere, viaggiare e vedere cose nuove.

Dalla scala dei bisogni alla scala dei desideri

Conosciamo la scala (piramide) dei bisogni di Maslow che propone un modello motivazionale di sviluppo umano basato su una gerarchia.

Dai bisogni essenziali alla sopravvivenza a quelli più immateriali: l’autorealizzazione (aspirazione individuale a essere ciò che si vuole essere attraverso le proprie facoltà mentali e fisiche).

L’autorealizzazione però, in questo contesto, non è vista come un punto di arrivo bensì un pianerottolo (a me piace definirlo in questo modo) da cui ripartire.  Una nuova rampa di scale che riguarderà i desideri anziché i bisogni.

Prima di tutto, il desiderio di ampliare l’esperienza, che prevede esplorazione e sperimentazione; il desiderio di acquisire nuove capacità e quindi introdurre innovazione; desiderio di generatività ovvero “mettere al mondo” qualcosa che altrimenti non ci sarebbe; desiderio di maggiore comprensione su quanto generato e messa in relazione con altri aspetti della propria vita e mondo, in altre parole di dare senso.

Una sequenza tendenziale, non assoluta, da quel pianerottolo possono partire rampe di scale in ogni area della nostra esistenza e sono cicli che possono realizzarsi più volte durante l’intero arco di vita.

Ho riflettuto a lungo su questo tema,

posso confermare che la tenuta del desiderio è nel tempo, prima o poi una costellazione di eventi lo farà riemergere e, se si sono create le condizioni lo stesso potrà essere soddisfatto lasciando un profondo senso di gioia interiore.

Ho la sensazione che siano proprio i desideri a essere allineati con il nostro percorso evolutivo, che siano loro ad accompagnarci lungo la nostra via maestra, perseguirli significa onorare il nostro patto di vita.

I bisogni tuttavia sono necessari per tenerci con i piedi per terra, dando loro però il giusto peso, non dobbiamo lasciare che siano loro a guidare le nostre vite, semmai fare in modo che si mettano a disposizione.

Tra i desideri quello della generatività: mettere al mondo qualcosa che altrimenti non ci sarebbe; beh altro punto topico… lo esploreremo nel prossimo post.

Stay Tuned!

Bibliografia:
Persona Empowerment – Poter aprire nuove possibilità nel lavoro e nella vita di Massimo Bruscaglioni
Per una formazione vitalizzante – Strumenti professionali di Massimo Bruscaglioni

Foto:
Photo by W R on Unsplash

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