Come ritornare a essere generatori di vita. Ci siamo lasciati alle strategie da mettere in atto per distendere il proprio sentire interiore, ora concluderemo questo percorso cercando di capire come ritornare ad essere generatori di vita.
Riassumo brevemente il racconto: Caino e Abele sono fratelli, il primo coltiva la terra, il secondo è un pastore di greggi. Entrambi offrono al Signore i frutti del loro lavoro, ma Dio gradisce maggiormente l’offerta di Abele. Caino risentito uccide il fratello. Gesto che da gli procura la maledizione di Dio. Il senso di colpa di Caino è totalizzante, troppo grande per ottenere il perdono.
Riprendiamo quindi dal 13mo versetto.
Come ritornare a essere generatori di vita.
13. Disse Caino al Signore: «Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono.
14. Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e dovrò nascondermi lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi ucciderà».
Se la prima reazione è quella di negare o comunque cercare attenuanti, la seconda preso coscienza dell’accaduto schiaccia e consuma ogni prospettiva: “troppo grande la colpa per ottenere perdono”. Un effetto che immobilizza e condensa nel gesto l’intera esistenza.
E se da questo non si torna indietro? Si percepirà la propria storia e vita finita. The End!
Ovvero: “non c’è speranza per me”, non posso farci nulla, non posso fare altro che pagare ed entrare in un percorso di espiazione, in alcuni casi senza limite.
… “È troppo grande” che fa eco a “ramingo e fuggiasco”, nel dialogo interiore c’è bisogno di rimanere nelle cose fino alla totale presa di coscienza. Un dialogo che trasmette il bisogno di ritornare nelle cose, di sentirle di più, sentirne il peso, di prendere consapevolezza, sapendo che ci portiamo dentro quel problema della colpa troppo grande per ottenere il perdono.
Come ritornare a essere generatori di vita.
15. Ma il Signore gli disse: «Ebbene, chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!». Il Signore impose a Caino un segno, perché nessuno, incontrandolo, lo colpisse.
Il Signore però impone a Caino un segno, non per marchiarlo quale autore del reato, ma un segno di protezione.
L’idea è che l’omicida non va toccato perché ha bisogno di comprendere cosa è accaduto. Dio concede tempo a Caino per ritornare su quanto è successo, rielaborare.
Occorre potenziare lo sviluppo del dialogo interiore anche solo per immaginare di rimediare. Cosa significa invece “subirà la vendetta sette volte?” Paradossale, si può forse ammazzare sette volte? Ritorna il codice della sproporzione, dell’enfatizzare la gravità. In altre parole: non bisogna vendicare il colpevole!
Una provocazione forte, viene ribadito il fatto che la vita di ogni individuo, anche colpevole, non può essere compromessa.
Come ritornare a essere generatori di vita.
16. Caino si allontanò dal Signore e abitò nella regione di Nod, a oriente di Eden.
Ancora un passaggio sottile da decifrare: Caino “abitò nella regione di Nod”. Nod non esiste, non è una località geografica. Nod è un verbo che significa vagare – potrebbe essere tradotto in “Caino abitò vagando” una interpretazione suggestiva che ci porta al secondo versetto. Chi vagava? Era Abele, il fratello nomade che vagava, a differenza di Caino che era stanziale.
Abitare vagando potrebbe significare che l’identità di Caino è cambiata e che Caino porta con sé un pezzo di quella del fratello. Un fratello diverso che non è riuscito ad accogliere nella vita – nella diversità. Aveva pensato di poter vivere senza colui che vagava eliminandolo dalla faccia della terra. Eliminazione che non gli riesce, in ogni caso. O il fratello è una presenza che tu riesci ad accogliere nella sua diversità oppure, se lo uccidi, te lo porterai sempre cucito addosso. Significa che Caino porterà con sé costantemente la memoria del fratello ucciso.
Il diverso che proviamo ad eliminare, non lo elimineremo mai, è una illusione quella di pensare di poter fare a meno dell’altro semplicemente togliendolo dalla nostra vista. Quindi, togliere dalla nostra vista qualcosa che consideriamo diverso è una buona strategia?
Come ritornare a essere generatori di vita.
17. Ora Caino conobbe sua moglie, che concepì e partorì Enoc; poi divenne costruttore di una città, che chiamò Enoc, dal nome del figlio.
Caino non solo ritorna alla vita ma ricrea relazioni sociali, ricrea un mondo, un contesto che imparerà a includere e a trovare della modalità di convivenza; strutture, istituzioni e tutto ciò che significa città. Essere costruttore di città, di convivenza stabile.
Il tempo che passa dal versetto 16 e 17 è indefinito. Quanto tempo serve ad una persona per elaborare quello che ha compiuto fino a ritornare ad essere generatore di vita? Non sappiamo quanto tempo ci vorrà, il brano ci lascia uno spazio. Il come ritornare a essere generatori di vita è individuale, non è uguale per tutti non c’è una ricetta, quel q.b. è soggettivo.
Anche se disturba, vale la pena ricordare che tutti almeno la prima volta si è nella posizione di Caino… Che memoria portiamo dentro di noi delle persone che chiudiamo in un carcere, ce ne dimentichiamo, è una sofferenza che non vediamo ma faremo bene a vederla, non è una cosa di cui ci si può lavare le mani. E, tradotto nella vita di tutti i giorni, nelle piccole cose, che memoria portiamo delle persone che abbiamo offeso anche solo verbalmente, siamo così sicuri di averle definitivamente seppellite?
Tuttavia, a mio avviso, è nella vita di tutti i giorni che può veramente fare la differenza. È quel cambio di paradigma che, se compreso, modifica il modo di relazionaci, di vedere l’altro. Di vedere chi incontriamo tutti i giorni, che ci fa da specchio e con il quale dobbiamo fare i conti. Come abbiamo visto in precedenza “Il desiderio crea conflitti fisiologici a causa della finitezza delle risorse. Dovremo così fare attenzione ai desideri e alle cose che valorizziamo, potenziali detonatori di dinamiche di violenza.”
Nel prossimo articolo, esplorerò il tema dell’ingiustizia.
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