La teoria del doppio vincolo o doppio legame, evidenzia come i comportamenti da noi utilizzati nel metterci in relazione con altre persone o sistemi possano avere conseguenze pratiche nelle nostre esistenze. Doppi vincoli o legami che avvengono in una dimensione dell’incontro che G. Bateson definisce interfaccia. Un ambiente, uno spazio di relazione in cui avvengono scambi di informazioni e cambiamenti tra persone e/o sistemi.
Occuparsi di comunicazione faccia a faccia, secondo Bateson, significa mettere a fuoco lo spazio di relazione, un terreno aperto all’interno del quale sono presenti vincoli e opportunità, responsabilità e libertà, dipendenze e autonomie.

Non solo dimensione fisica

Ma andiamo per gradi. In questo ambito, per interfaccia si considera non solo la dimensione fisica tra diversi tipi di sistemi ed ecosistemi, ma anche quella all’interno di ciascun individuo. Esistono connessioni tra mondo fisico, materiale e sociale, ma anche tra sogno e fantasia, intelletto ed emozioni.

Interfaccia che si può considerare un luogo di frontiera tra le differenti regioni, “in realtà è un ponte, un canale per la trasmissione di messaggi” (Bateson) anche se i messaggi sono di chiusura.

Il fatto che sia possibile nelle nostre relazioni chiudere, ignorare o non vedere, produrrà comunque degli effetti (come abbiamo visto nel primo assioma della pragmatica della comunicazione umana, anche un non comportamento produrrà qualche risultato) e che ci piaccia o no dovremo fare i conti con l’altro.

Essere in relazione, in apertura però non assicura la riuscita di esiti certi, voluti o sperati.

Nell’interfaccia avviene quindi l’incontro, lo scambio e la messa in comunicazione di differenti regioni.

La teoria del doppio vincolo o doppio legame, evidenzia come all’interno di una relazione emotivamente significativa ci si possa trovare in situazioni che sembrano essere senza via di uscita.

Contingenze nelle quali si è costretti a scegliere tra due possibilità reciprocamente invalidanti e in cui i messaggi possono essere contraddittori tra differenti livelli comunicativi o all’interno dello stesso linguaggio.

Maglione rosso o maglione blu?

Una storiella ci aiuta a comprendere questa teoria.

Una mamma regalo al proprio figlio due maglioni, uno rosso e uno blu. Il mattino successivo lui decide di indossare quello rosso. Allo sguardo della madre sconsolata il figlio chiede cosa ci sia che non va. Lei risponde che va tutto bene, non c’è nulla che non va, ma il suo tono è mesto.

Ovviamente qualsiasi maglione avesse indossato il figlio avrebbe sbagliato e dato un dispiacere alla madre.

Alla domanda del figlio che la vedeva triste lei rispondeva “nulla”, veicolando un messaggio contraddittorio rispetto al non verbale (aria afflitta e sconsolata). Una dinamica comunicativa che qualifica molte delle nostre relazioni.

Secondo Bateson siamo di fronte a una “comunicazione nel contesto di una relazione importante sotto il profilo emotivo in cui è presente una contraddizione non riconosciuta fra messaggi situati a livelli logici diversi”. Il corpo della madre comunica un disagio, che invece viene negato dalle parole.

Il doppio legame può verificarsi nel rapporto tra genitori e figli, nella coppia, in un’amicizia, in un rapporto di lavoro. Viviamo in un mondo caratterizzato da una comunicazione schizofrenica, contraddittoria su differenti piani comunicativi.

Si tratta di un particolare tipo di scambio che osserva la presenza di una serie di condizioni tra loro interconnesse:

  • un rapporto significativo
  • un’alta dipendenza
  • una chiusura verso l’esterno della relazione
  • l’impossibilità di delegittimare il rapporto chiaramente
  • l’impossibilità di interrompere la relazione e quindi abbandonare il campo della comunicazione.

Pensiamo ad esempio alla relazione con il proprio capo, significativa e contraddistinta da un’alta dipendenza. Una relazione chiusa dove lui è il nostro sovraordinato, rivolgerci ad altri minerebbe la relazione delegittimando lui e la struttura comunicativa di tipo gerarchico su cui il rapporto è basato.

La struttura di relazione

Nell’incontro si apprendono modelli di scambio, di relazione e codici di interpretazione delle situazioni che si rivelano centrali nell’influenzare la fiducia in sé stessi e nel proprio sentire.

Nell’interfaccia avvengono scambi in cui nulla è scontato, non basta etichettare un rapporto per determinare quale comunicazione avviene al suo interno. Una condotta affettuosa, ad esempio, non implica necessariamente l’affetto, se ci sarà oppure no dipenderà dal tipo di comunicazione, da eventuali contraddizioni e da come il tutto sarà gestito.

Termini come dipendenza, ostilità o amore non costituiscono oggetti concreti ma descrivono una struttura di relazione che si costruisce attraverso lo scambio di messaggi.

Pertanto, Il doppio vincolo è una struttura di relazione costituita da messaggi veicolati nello scambio, nell’interfaccia, uno spazio dove creare strutture di interazione nelle quali collocarci.

Proporre un messaggio che coinvolge un interlocutore può diventare un invito ad entrare in gioco e attivare una struttura di interazione. Una sorta di danza strutturata che prevede il ripetersi di schemi acquisiti e condivisi per quel tipo di danza dove non si mettono in discussione i passi stabiliti.

Si può proporre una danza simmetrica con gioco al rialzo o una complementare in cui uno assume la posizione della vittima l’altro del carnefice, oppure assecondare l’altro nella creazione del doppio legame.

Quello che evidenzia il doppio vincolo è come la comunicazione possa essere considerata un’arte che si basa sulla costruzione e scambio di messaggi che propongono contesti relazionali.

C’è un modo per uscire?

Come si può uscire da una relazione strutturata secondo il doppio vincolo o da una qualsiasi danza comunicativa? Serve la capacità di meta-comunicarecomunicare sulle relazioni tramite messaggi relativi ad altri messaggiin modo da scardinare lo schema di interazione proposto.

È necessario passare a un livello comunicativo superiore, per diversificare in modo critico i differenti livelli di comunicazione ripristinando in questo modo l’unità del messaggio.

In altre parole, meta-comunicare sulla relazione, spiegarla, chiarirla. Nel caso del maglione rosso o blu, il figlio avrebbe potuto dire alla madre che entrambi i maglioni che lei le aveva regalato erano splendidi, ma quella mattina aveva deciso per il rosso, il giorno dopo avrebbe indossato quello blu…

Nel corso di una qualsiasi diatriba diventa fondamentale la capacità di meta-comunicare anche “solo” assumendo che il partner possa avere ragione e chiedergli di aiutarci a vedere le cose dalla sua prospettiva.

Difficile?

Certamente, di norma gli antagonisti tendono a rimanere ancorati alle proprie posizioni e ragioni, eppure sarebbe sufficiente chiedere come l’altro vede la situazione per evitare derive.

Sospendere il giudizio, uscire dal proprio punto di vista e ampliare la cornice, anche solo per un momento. Per la mia esperienza è straordinario ciò che può accadere, quello che pensiamo noi è raramente ciò che pensa l’altro, il punto è che non sempre è così sbagliato.

L’altro significativo

Concludendo, nel corso di un conflitto o di una relazione a doppio vincolo, ciò che può ostacolare il passaggio al livello meta-comunicativo è il legame emotivo oppure la mancata disponibilità all’abbandono delle proprie posizioni.

Il punto è che quanto più una relazione o il proprio interlocutore sono significativi tanto meno si sarà in grado di essere lucidi ed emotivamente distaccati nel “giudicare” il tipo di relazione cui siamo parte.

Le emozioni sono importanti per comprendere i processi che facilitano o inibiscono le possibilità di apprendimento e comprensione dei progetti sia a livello affettivo sia cognitivo.

Ma di questo parleremo nel prossimo articolo

Stay Tuned!

 
Bibliografia:
Pragmatica della comunicazione umana: P. Watzlawick, J.H. Beavin, D.D. Jackson – Casa editrice Astrolabio
Comunicare interagendo, i rituali della vita quotidiana: un compendio. La linea dell’arco e delle Pietre a cura di Valentina Rettore – Edizioni Utet
Verso un’ecologia della Mente: Gregory Bateson, Adelphi editore

Photo:
Ombrelli: Photo by Artem Kniaz on Unsplash
Maglioni: Photo by Dan Gold on Unsplash
Danza: Photo by Andrei Lazarev on Unsplash
Doppio legame: Photo by Corey Motta on Unsplash
Mani:Photo by Liv Bruce on Unsplash